Published online by Cambridge University Press: 11 October 2011
Objective The purpose of this study is the systematic analysis of operators' points of view about psychotherapies concretely performed in the Public Psychiatric Public Services and inside the global operating mode of the assistance. Setting – The study has involved 26 CPS selected randomly in Lombardia. The sample has been built with 73 psychiatrists and 42 psychologists. Main outcome measures – All the therapeutists involved in this research have been submitted to a question-form querying socio-anagraphic data, professional training, orientations, operating modes in their CPS, rules and objectives of their psycotherapies, observations and evaluations about psychoterapic treatments and their effects. Results and conclusions: Psychiatrists and psycologists working in CPS, mostly the younger ones (less than 45 years old), followed a personal training in over the 70% of the cases. The prevalent orientation is the psycoanalityc one in both the categories. The most part of therapeutists deems that there has been an evolution in their way of conceiving psychiatry inside the public service. The lines at these evolutions have been mentioned explicitly in the article. Psychiatrists and psycologists, even with some concrete differences, seems to have mostly homogeneous points of view: psychiatrists have a more flexible vision of which practices can be considered as a psychotherapy, whereas psycologists are more rigorously linked to theoric reference models and to rules learnt during their training. They are both slightly favourable to the use of psychotherapies in their services, even if, as a matter of fact, they are used by just a few patients. No contrast between psycotherapy and psycopharmacology has been detected from operators' answers. These practices seem to be both considered useful and integrable.
Scopo – Lo studio ha come obiettivo una analisi sistematica dei punti di vista degli operatori sulle pratiche psicoterapeutiche concretamente attuate all'interno dei servizi psichiatrici pubblici, nel contesto del funzionamento complessivo dell'assistenza. Setting – L'indagine ha coinvolto 26 CPS scelti casualmente nel territorio lombardo. II campione è composto da 73 psichiatri e 42 psicologi. Principali misure utilizzate – A tutti i terapeuti coinvolti nella ricerca è stato somministrato un questionario che indaga i dati socio-anagrafici, la formazione professionale, gli orientamenti, le modalità di lavoro nei CPS, le regole e gli obiettivi della psicoterapia, osservazioni e valutazioni sui trattamenti psicoterapici e sui loro effetti. Risultati e conclusioni – Psichiatri e psicologi che operano nei CPS, per lo più giovani (età inferiore a 45 anni), hanno seguito un personale training di formazione in oltre il 70% dei casi. L'orientamento prevalente è quello psicoanalitico per entrambe le categorie di operatori. La maggioranza dei terapeuti ritiene che ci sia stata una evoluzione nel modo di concepire la psicoterapia all'interno del servizio pubblico. Le liriee di tale evoluzione vengono specificate nell'articolo. Psichiatri e psicologi, pur differenziandosi per alcuni aspetti, sembrano avere punti di vista sostanzialmente omogenei: gli psichiatri hanno una visione più flessibile di quali pratiche possano essere considerate psicoterapie, gli psicologi si rifanno più rigorosamente ai modelli e alle regole apprese nel training. Entrambi sono largamente favorevoli all'utilizzazione di pratiche psicoterapiche nei loro servizi, anche se un numero limitato di pazienti, di fatto, ne usufruisce. Non è emersa dalle risposte degli operatori una contrapposizione tra psicoterapia e psicofarmacologia, che anzi sembrano essere considerate entrambe pratiche utili e integrabili tra di loro.