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Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Innanzitutto, una doverosa premessa. Credo che si debba riconoscere all'articolo di Mauro Calise il non trascurabile merito di aver messo in tutta evidenza la fertilità contenuta in alcuni fondamentali temi di ricerca, sui quali converrà proseguire con maggiore sistematicità lo scandaglio appena iniziato. Mi limito a ricordarne uno solo: l'importanza di riconsiderare l'intera problematica del processo di «istituzionalizzazione del governo» nel nostro paese alla luce dell'abbondantissima letteratura non strettamente politologica. Penso, ovviamente, al diritto costituzionale e parlamentare; ma anche alla stessa storia parlamentare, alla scienza dell'amministrazione, alle molte branche della sociologia politica fino alla moderna teoria economica delle strutture organizzative complesse (com'è nel caso, tanto per citare gli autori più potenzialmente rilevanti per il nostro problema, della produzione di un James G. March o di un Wilson o di un Williamson). La ragione è evidente. Non si tratta, infatti, di abdicare al nostro ruolo specialistico di politologi per vivere alle spalle di qualcun altro quanto di riconoscere apertamente che le altrui prospettive specialistiche possono consentirci di vedere in termini nuovi (e, a volte, notevolmente complicati) le nostre stesse questioni peculiari: come sono quelle attinenti alla specifica «logica politica» dei modi di essere dell'istituzione-governo. Limitiamoci anche qui a un solo esempio: il funzionamento del collegio «Consiglio dei ministri», considerato come la più tipica manifestazione delle coalizioni interpartitiche, ma anche — e allo stesso tempo — come un'organizzazione «economica» (finalizzata a massimizzare i possibili benefici, minimizzando i relativi costi), come un organo disciplinato da precise norme giuridiche, come una struttura sociale caratterizzata da una propria storia autonoma e così via. L'ipotesi è, infatti, che la comprensione dei «comportamenti coalizionali» all'interno del Consiglio dei ministri possa giovarsi grandemente di una simile considerazione interdisciplinare, sia pure impostata e finalizzata all'ottica esclusiva del lavoro politologico.
1 Penso, in particolare, a lavori, come: March, J.G., Olsen, J.P., Ambiguity and Choice in Organization , Bergen; Universitetsforlaget, 1976; Wilson, J.Q., Political Organizations, New York, The Free Press, 1973, Williamson, O.E., Markets and Hierarchies, New York, The Free Press, 1975.Google Scholar
2 Una dimensione che ha portato, ad esempio, uno studioso come Sabino Cassese a registrare una sorta di autentica «dissoluzione del governo», ogni volta che questo «si presenta in Parlamento» in Ristuccia, S., (a cura di), L'istituzione Governo , Milano, Comunità, 1977, pp. 209.Google Scholar
3 Huntington, S., La politica nella società post-industriale , in Urbani, G., (a cura di), Sindacati e politica nella società post-industriale , Bologna, Il Mulino, 1976, pp. 129–166.Google Scholar
4 È, insomma, la medesima situazione che ha indotto Mario Stoppino a chiedersi se non ci troviamo ormai di fronte a una sorta di «ridefinizione del centro» politico. Cfr. Comportamento elettorale e sistema politico, in Goio, F., Maggioni, G. e Stoppino, M., Il Comportamento elettorale in Lombardia (1946-1980) , Firenze, Le Monnier, 1983, spec. pp. 227–235.Google Scholar
5 Cheli, E., Costituzione e sviluppo delle istituzioni in Italia , Bologna, Il Mulino, 1978, p. 112.Google Scholar
6 Ristuccia, S., Il bilancio fra governo e parlamento , Roma, Fondazione A. Olivetti, 1984; e AA.V.V. Il Governo dell'economia, Milano, Ediz. del Sole 24 ore, 1986.Google Scholar
7 Si vedano, ad esempio, alcune delle supposizioni avanzate da Pasquino, G., The Impact of Institutions on Party-government: Tentative Hypothesis , in Castles, F.G., Wildemann, R., (a cura di), Visions and Realities of Party-Goverment , Berlin, De Gruyter, 1986, pp. 120–142.Google Scholar
8 Penso cioè al concetto di «modello» nell'accezione scientifica più propria e rigorosa, ben al di là dell'accezione salottiera alla quale facciamo troppo spesso ricorso.Google Scholar