Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Nelle discussioni sulle strategie dei partiti, che sono andate intrecciandosi di recente, viene dato giustamente risalto al ruolo delle élites di partito, nazionali e locali. Dico giustamente perché non c'è dubbio che nella elaborazione, applicazione e valutazione delle strategie generali e delle tattiche particolari utilizzate, le élites di partito svolgono un ruolo fondamentale. Tuttavia concentrare l'attenzione esclusivamente sull'atteggiamento del gruppo dirigente di un partito è poco soddisfacente in quanto, per definizione, la applicazione di una strategia coinvolge altri attori politici. Inoltre, quando la strategia riguarda la mobilitazione di grandi forze sociali i piani di osservazione si moltiplicano rapidamente. In questo caso, infatti, i leaders e gli attivisti di un partito debbono non solo tener conto della probabile ≪ risposta ≫ di altri attori al loro stesso livello, ma anche introdurre esplicitamente nel loro quadro di riferimento il gruppo o i gruppi sociali che costituiscono ≪ l'obbiettivo ≫ della loro strategia. Determinare se e in qual misura una strategia di conquista di un determinato gruppo sociale abbia avuto successo significa porsi degli interrogativi che riguardano non solo i fondamenti del proprio piano di azione, ma anche la reazione del bersaglio. Il problema analizzato in questo saggio è precisamente di questo tipo. Dal 1944 il partito comunista italiano persegue una strategia di inserimento quale protagonista della vita politica italiana che è basata, a livello di massa, sulla capacità di estendere la sua penetrazione in strati sociali sempre piú ampi, e, a livello di élites, sulla possibilità di instaurare rapporti di alleanza con altre forze politiche che consentano al partito di accedere a posizioni di governo almeno a livello locale. A quasi trent'anni di distanza dall'enunciazione di questa strategia ci possiamo chiedere: come ha reagito l'elettorato italiano a questo piano di penetrazione formulato e portato avanti dal PCI nel dopoguerra? Questo quesito di carattere generale si scompone in una serie di interrogativi particolari che tenterò di affrontare via via in questo articolo; e cioè: fino a che punto è riuscito il PCI ad assicurarsi il pieno appoggio della classe operaia e ad estendere la sua forza negli altri ceti sociali? In che misura il PCI è diventato una forza politica pienamente accettata a livello di massa? E, infine, come viene visto il PCI dall'elettorato non comunista e quali sono le principali componenti di questa immagine? In un successivo saggio analizzerò alcuni fattori attinenti alla struttura dei canali di informazione politica che hanno condizionato e limitato l'ulteriore sviluppo del seguito elettorale del partito.