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POLARIZZAZIONE PARTITICA E NON-PROPORZIONALITÀ ELETTORALE IN GRECIA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Questo saggio si propone di esaminare l'evoluzione del sistema partitico greco nel dopoguerra. Anche se rappresentano solo un subsistema del sistema politico, i partiti assolvono indubbiamente una cruciale funzione di intermediazione fra società e governo e sono, dunque, estremamente importanti per comprendere il rendimento del sistema nel suo complesso. Cionondimeno, fino ad epoca molto recente essi sono stati quasi del tutto trascurati dalla moderna storiografia greca; e non si rischia di esagerare affermando che a tutt'oggi non esiste alcuna ricerca sul sistema partitico in quanto tale, cioè visto come un insieme integrato di attori le cui interazioni concrete e tipizzate sono in grado di influire su altri ambiti, o altri subsistemi, della polity. Se non proprio ignorati del tutto, i partiti sono stati abitualmente confinati in un ruolo reattivo e in nessun caso considerati capaci di strutturare le tensioni sociali. Da questo punto di vista, la Grecia si può considerare un esempio per antonomasia di ciò che Sartori ha chiamato « riduzionismo sociologico », ed è appunto contro questa tendenza che si rivolge il presente lavoro. D'altro canto, con ciò non intendo naturalmente sostenere che i partiti abbiano il potere di creare dal nulla e introdurre nella società civile conflitti non preesistenti nel suo seno. Ma, certo, la natura della competizione interpartitica come tale è un fattore che influisce sull'andamento di questi conflitti e può contribuire ad acuirli o a smorzarli.

Type
Saggi
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

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References

1 La questione della centralità dei partiti e del loro ruolo nella rappresentanza degli interessi è tornata recentemente di attualità nel dibattito teorico. Un buon esempio in proposito è Berger, S. (a cura di), Organizing Interests in Western Europe: Pluralism, Corporatism and the Transformation of Politics , New York, Cambridge University Press, 1981, trad. it., L'organizzazione degli interessi nell'Europa occidentale, Bologna, Il Mulino, 1984.Google Scholar

2 L'eccezione probabilmente più importante è Dafnes, C., The Greek Political Parties (in greco), Atene, dattiloscritto inedito, 1961. Altri lavori di rilievo sono Meynaud, J., Political Forces in Greece (in greco), Atene, Byron, 1966; Bakogiannes, P., The Anatomy of Greek Politics (in greco), Atene, Papazeses, 1977; Penniman, H. (a cura di), Greece at the Polls: The National Elections of 1974 and 1977, Washington, American Enterprise Institute, 1981; Diamandouros, P. N., Kitromilides, P. M., Mavrogordatos, G. Th. (a cura di), The Elections of 1981 (in greco), Atene, Hestia, 1981; Macridis, R.C., Greek Politics at a Cross-Roads: What Kind of Socialism?, Stanford, Hoover Institution Press, 1984. Nel suo importante articolo Political Parties in Post-Junta Greece: A Case of Bureaucratic Clientelism?, in « West European Politics », VII (1984), pp. 99-118, Ch. Lyrintzis sottolinea gli aspetti organizzativi dei partiti, soprattutto in rapporto alla questione del clientelismo. A questo proposito, egli parla di « clientelismo burocratico » e di « party directed patronage », ma le prove empiriche a sostegno della sua tesi sono scarse e un suo lavoro più recente (Between Socialism and Populism: The Rise of the Panhellenic Socialist Movement', London, tesi di dottorato inedita, 1983) non ha potuto essere preso adeguatamente in considerazione nel presente articolo. Ad eccezione dei lavori già citati, comunque, la maggior parte della produzione sui partiti è afflitta da un grossolano empirismo, per un esempio del quale vedi Clogg, R., Greece , in Bogdanor, V., Butler, D. (a cura di), Democracy and Elections: Electoral Systems and Their Political Consequences, New York, Cambridge University Press, 1983, pp. 190-208. Per contro, il lavoro più esauriente e più aggiornato teoricamente è quello di Mavrogordatos, sul quale ritornerò criticamente più avanti.Google Scholar

3 Sartori, G., From the Sociology of Politics to Political Sociology , in Lipset, S.M. (a cura di), Politics and the Social Sciences , New York, Oxford University Press, 1969, pp. 65100. Naturalmente, il problema del riduzionismo sociologico non è tanto in ciò che esso fa, ma in quello che trascura. Il suo interesse per le spiegazioni macrosociologico-strutturali lo porta a relegare esplicitamente i fattori politici fra le « sovrastrutture ». Al contrario, proprio i vincoli politici (e, come sosterrò, il sistema partitico in quanto tale) sono spesso strutturalmente decisivi, poiché determinano i corsi di azione disponibili agli attori sociali. E questo va detto pur senza tacere il fatto che i lavori nei quali la politica postbellica greca è analizzata nel suo contesto storico-sociale sono senz'altro teoricamente assai più sofisticati di quelli che la « spiegano » con l'intervento di « grandi » personalità o con le cospirazioni della Cia.Google Scholar

4 New York, Cambridge University Press, 1976.Google Scholar

5 Come vedremo più avanti, polarizzazione e numero dei partiti sono strettamente connesse.Google Scholar

6 Sartori, G., The Influence of Electoral Systems: Faulty Laws or Faulty Methods? , in Grofman, B., Lijphart, A. (a cura di), Electoral Laws and Their Political Consequences , Agathon Press, di prossima pubblicazione. Le mie citazioni provengono dal dattiloscritto sottoposto all'editore.Google Scholar

7 Vedi le tre ipotesi nel testo di cui alla nota precedente.Google Scholar

8 Meynaud, , op. cit. , p. 51.Google Scholar

9 Ibidem , p. 63.Google Scholar

10 Vegleris, Ph., Greek Electoral Law , in Penniman, (a cura di), op. cit. , p. 33.Google Scholar

11 Meynaud, , op. cit. , p. 63.Google Scholar

12 Vegleris, , op. cit. , p. 24.Google Scholar

13 Sartori, , The Influence , cit., p. 17.Google Scholar

14 Se il sistema partitico è debolmente strutturato o, al limite, atomizzato, non è naturalmente concepibile un partito di opinione di portata nazionale. Ne consegue che ognuno dei partiti di notabili esistenti disporrà di una sua forte, « incoercibile » base elettorale.Google Scholar

15 Per un resoconto affascinante degli eventi sullo sfondo delle elezioni, vedi Mavrogordatos, G. Th., The Elections and the Referendum of 1946 , in Iatridis, J. O. (a cura di), Greece in the Decade of 1940-1950: A Nation in Crisis (in greco), Atene, Themelio, 1984, pp. 307340.Google Scholar

16 Il partito comunista, che aveva boicottato le elezioni del 1946, era stato frattanto posto fuori legge nel dicembre di quell'anno.Google Scholar

17 Parties , cit., pp. 243245.Google Scholar

18 Su questo punto chiave, vedi Sartori, , Parties , cit.Google Scholar

19 Ibidem , p. 254. Più difficile è trovare un'accettabile definizione in positivo. Ma, per esempio, si potrebbe sostenere che i partiti di massa devono disporre di canali nazionali di comunicazione con l'intera società civile e/o di un'ideologia (programmatica) chiaramente identificabile.Google Scholar

20 Sul punto, vedi Petropoulos, J., The Greek Traditional Parties During the Period of the Occupation , in Iatridis, (a cura di), op. cit. , pp. 5467.Google Scholar

21 La migliore analisi del periodo fra le guerre è Mavrogordatos, G. Th. ( Stillborn Republic: Social Coalitions and Party Strategies in Greece, 1922-1936 , Berkeley, University of California Press, 1983), uno dei cui meriti è l'acuta distinzione fra « clientelismo » e « machine politics ». Secondo l'autore, « il clientelismo si trasforma (in machine politics) allorché il patrono individuale è sostituito da una qualche istituzione, ad esempio i partiti … Il partito politico diventò così molto di più di una sommatoria di contratti bilaterali, anche se la sua trasformazione in macchina politica può essere più o meno completa e i suoi rapporti con gli elettori possono continuare a passare per la distribuzione di incentivi individuali e materiali come nel rapporto patrono-cliente tradizionale. Infatti, a prescindere dalla possibilità che ci si serva ancora di patroni o di mediatori individuali, la differenza chiave è che la macchina partitica è fondamentalmente impersonale e il suo nucleo organizzativo è formato da un gruppo. Come dire che è ora il partito a diventare il destinatario principale della lealtà politica e dell'identificazione degli elettori» (p. 13). Mentre nel clientelismo le politiche del partito sono il frutto dei « contributi » di diversi notabili locali, nella « machine politics » è dunque l'élite centrale del partito che ne formula in definitiva la linea e, di più, determina qual sorta di « favori » debbano essere resi dai patroni locali. Dopodiché, la percezione che l'élite stessa ha delle opportunità competitive offerte dal sistema partitico in quanto tale diventa indubbiamente importante. Probabilmente, proprio l'incapacità dei comparativisti di afferrare questa distinzione concettuale spiega la loro incapacità di cogliere il ruolo indipendente dei sistemi partitici. E sebbene molti autori riconoscano implicitamente la trasformazione in macchine politiche dei partiti greci dopo il 1951, proprio il fatto di continuare a pensare in termini di clientelismo li porta a perdere di vista quel ruolo. Vedi, per tutti, Lyrintzis, Between Socialism, cit., p. 77.Google Scholar

22 Gli altri cinque erano il Partito liberal-nazionale, il Partito riformista, il Partito liberale venizelista, il Partito socialdemocratico e i liberali di George Kafandares.Google Scholar

23 Lyrintzis, , Political Parties , cit., p. 101. Questo nuovo cleavage si sovrapponeva a quello, già esistente dal 1915, fra repubblicani venizelisti e monarchici.Google Scholar

24 L'analisi giuridica di gran lunga più dettagliata sul carattere repressivo dello stato greco nel periodo in esame è in Alivizatos, N., Political Institutions in Crisis, 1922-1974: Facets of the Greek Experience , (in greco), Atene, Themelio, 1983, pp. 525600.Google Scholar

25 Mouzelis, N., Capitalism and Dictatorship in Post-War Greece , in «New Left Review», (marzo-aprile 1976), pp. 5780. Nel «disaggregare» la nozione di « parlamentarismo repressivo », l'autore suggerisce che lo stato greco postbellico si fondava su tre pilatri: militari, monarchia e parlamento. Poiché le regole generali del sistema erano fissate da questa coalizione, nessuno sviluppo politico era accettabile se non a condizione che ne rafforzasse, o almeno non mettesse in pericolo, i suoi equilibri di potere interni. In particolare, nessuno avrebbe potuto minacciare la posizione privilegiata dei militari senza provocarne l'intervento. Dopo la guerra civile, la maggiore attenzione delle élites si concentrò su un problema squisitamente politico, ossìa sulla risposta da dare alle reazioni dei gruppi meno privilegiati che la guerra aveva radicalizzato e che vivevano ora le vicissitudini del loro progetto di « modernizzazione ». Logicamente, le opzioni disponibili erano due (repressione o incorporazione) e una delle ipotesi della ricerca che ho attualmente in corso è che le élites mirassero appunto a un'« incorporazione politica » dei lavoratori. A sua volta, questo progetto non comportava la perpetuazione dell'egemonia elettorale della destra, ma piuttosto la formazione di un sistema bipartitico stabile che, pur senza minacciare la coalizione dominante, permettesse l'alternanza al potere. Dato che il sistema bipartitico comporta bassa distanza ideologica, il progetto di incorporazione politica dei lavoratori avrebbe potuto proseguire anche sotto gli auspici di un altro partito ideologicamente accettabile. Per questa ed altre ragioni che non è possibile presentare in questa sede, non condivido la classificazione della Grecia postbellica fra i sistemi autoritari nel senso di Linz. Secondo me, l'esecuzione del piano delle élites fu bloccata dalla dinamica del sistema partitico.Google Scholar

26 Vedi il suo The Ideological Influence of the Civil War , in Iatridis, (a cura di), op. cit. , pp. 561594.Google Scholar

27 Ibidem , p. 562.Google Scholar

28 Sartori descrive questa situazione nell'ipotesi 2 del suo saggio sui sistemi elettorali.Google Scholar

29 Meynaud, , op. cit. , p. 93.Google Scholar

30 È ormai noto che il plurality system fu adottato a seguito di pressioni americane. Già all'epoca, l'ambasciatore statunitense ad Atene dichiarò pubblicamente che la mancata « adozione di un tale sistema per le elezioni del novembre di quell'anno (1952) avrebbe avuto conseguenze rovinose per la concreta utilizzazione degli aiuti americani alla Grecia ». Clogg, , op. cit. , p. 194. Con tutta probabilità, gli americani ritenevano così che la sinistra sarebbe stata permanentemente condannata a un ruolo irrilevante.Google Scholar

31 La nuova vittoria elettorale della destra era la terza consecutiva e, a questo punto, si sarebbe potuto pensare che la Grecia fosse diventata un sistema a partito predominante come definito da Sartori, Parties, cit., p. 199. Senonché, è tutt'altro che sicuro che la condizione della « stabilità dell'elettorato » posta da Sartori fosse soddisfatta. Nel 1956, per esempio, l'Unione liberal-democratica ebbe più voti (48,16%) dell'ERE (47,38); e, nondimeno, quest'ultima ottenne 33 seggi in più grazie al ritaglio delle circoscrizioni imposto dalla sua legge elettorale. Comunque sia, poiché il predominio della destra sarebbe presto terminato, dal nostro punto di vista le strategie competitive dei partiti sono decisamente più importanti.Google Scholar

32 Clogg, , op. cit. , p. 197.Google Scholar

33 Meynaud, , op. cit. , p. 123.Google Scholar

34 Ibidem , parte B.Google Scholar

35 Sia chiaro che non è mia intenzione suggerire una spiegazione funzionalista dell'intervento dei militari, ma piuttosto illustrare le modalità con cui la dinamica della competizione partitica contribuì a creare un contesto strutturale favorevole a quell'intervento (delegittimando il sistema parlamentare, attizzando la protesta sociale, ecc.). Ovviamente, i rapporti causali fra polarizzazione e delegittimazione (e, infine, crollo) rappresentano un soggetto di indagine su cui la ricerca futura farebbe bene a soffermarsi. Per avere una spiegazione completa dell'intervento, poi, occorrerebbe altrettanto ovviamente prendere in considerazione la storia istituzionale e l'organizzazione interna dei militari stessi, ossìa esplorare il subsistema militare in quanto tale. Sul punto, vedi le osservazioni teoriche di Stepan, A., The Military in Politics: Changing Patterns in Brazil , Princeton, Princeton University Press, 1974, pp. 78, e, per ciò che concerne la Grecia, Mouzelis, op. cit., pp. 58-59 e Danopoulos, C. P., From Military to Civilian Rule in Contemporary Greece, in « Armed Forces and Society», X (1984), pp. 231-232.Google Scholar

36 Sartori, , Parties , cit., p. 343.Google Scholar

37 Sartori, , The Influence , cit., p. 24. Corsivo mio.Google Scholar

38 Ibidem. Google Scholar

39 Vale la pena di sottolineare che l'analisi che segue riguarda il sistema partitico e non il sistema politico in generale. Dopo il crollo della dittatura, quest'ultimo si è profondamente « liberalizzato » conferendo al sistema partitico un'autonomia di tipo pluralistico senza precedenti nella storia della Grecia moderna.Google Scholar

40 Vedi il suo Rise of the Green Sun: The Greek Elections of 1981 , London, Center of Contemporary Greek Studies, King's College, 1983, Occasional Paper 1, p. 6; e, dello stesso autore, The Emerging Party System , in Clogg, R. (a cura di), Greece in the 1980s, London, Macmillan, 1983, pp. 70-94.Google Scholar

41 Mavrogordatos, , Rise , cit., p. 7.Google Scholar

42 Mavrogordatos, , Rise , cit., pp. 4142.Google Scholar

43 Featherstone, K., Katsoudas, D., Change and Continuity in Greek Voting Behavior , «European Journal of Political Research», XIII (1985), pp. 2740.Google Scholar

44 Per un'interpretazione diversa, ma interessante della vittoria di Papandreou, vedi Macridis, , op. cit. , pp. 3050, la cui tesi principale è che il PASOK finirà con l'optare per una soluzione autoritaria. L'ideologia del PASOK è presentata assai acutamente anche da Elephantis, A., PASOK and the Elections of 1977: The Rise of the Populist Movement , in Penniman, (a cura di), op. cit., pp. 105-129. Vedi, infine, Lyrintzis, Between Socialism, cit.Google Scholar

45 Ripeto, però, che questo subsistema partitico fa ora parte di un sistema politico profondamente liberalizzato. Questa avvertenza è necessaria per evitare l'errore di leggere la mia tesi come una previsione di inevitabile crollo del regime democratico. Anche se ho cercato di dimostrare quanto le tendenze centrifughe del sistema partitico possano essere decisive, infatti, la mia prospettiva teorica è quanto di più lontano si possa immaginare dal determinismo strutturalistico. Devo questa osservazione a Diamandouros, P. N. Google Scholar

46 Mavrogordatos, , Rise , cit., p. 24.Google Scholar

47 Ibidem , p. 22.Google Scholar

48 Ibidem , p. 60.Google Scholar

49 Ibidem , p. 21.Google Scholar

50 L'EPEN è stata esplicitamente costituita per sostituire « l'integrata e inefficiente» EP. Il suo vero leader è lo stesso ex dittatore Papadopoulos, che « dirige » il partito dal carcere; e la sua domanda principale è la riduzione, o magari la cancellazione, della condanna all'ergastolo comminata a quest'ultimo.Google Scholar

51 Mavrogordatos, , Rise , cit., p. 11.Google Scholar

52 Ibidem , p. 17.Google Scholar

53 Sul punto, importante, vedi Sartori, , Parties , cit., p. 347.Google Scholar

54 Mavrogordatos, , Rise , cit., p. 41.Google Scholar

55 The Greek Party System: A Case of Limited but Polarized Pluralism?, in Bartolini, S., Mair, P. (a cura di), Party Politics in Contemporary Western Europe , London, Frank Cass, 1984, pp. 156169.Google Scholar

56 Ibidem , p. 168 (corsivo mio).Google Scholar

57 Che a Mavrogordatos sia sfuggito questo fatto è tanto più sorprendente se si tiene conto dell'esplicito riconoscimento del potenziale di intimidazione dell'estrema destra contenuto nel suo articolo del 1983 e già ricordato poco fa.Google Scholar

58 Per contro, l'analisi di Mavrogordatos reggerebbe se riguardasse il periodo precedente la dittatura, durante il quale a un formato limitato si contrapponeva una meccanica polarizzata e questo fatto poneva un problema reale alla tipologia di Sartori. Ma, come già ricordato sopra, la soluzione sta a mio avviso nel conteggiare le frazioni estremiste all'interno dei poli (partiti) delle ali.Google Scholar

59 Sartzetakis era stato il giudice responsabile dell'inchiesta sull'assassinio del deputato del FDA Cregores Lambrakis nel 1962, dalla quale erano emerse le responsabilità di alti ufficiali della polizia nell'organizzazione del delitto.Google Scholar

60 In Grecia, il presidente della repubblica è eletto dal parlamento e Sartzetakis è passato per un solo voto. Essendosi Karamanlis dimesso prima della scadenza del mandato, le sue funzioni erano state assunte dal presidente del parlamento (un socialista), il quale — sostenevano i conservatori — non avrebbe dovuto partecipare al voto. Poiché però la Costituzione non prevede espressamente tale situazione, anche il presidente supplente ha finito con il votare, provocando l'eccezione di illegittimità della destra.Google Scholar