Nella prima metà del XX secolo, le teorie sui partiti politici hanno sottolineato il principio dell'organizzazione come crite-rio fondamentale in base al quale differenziare i partiti da più tradizionali gruppi d'influenza politica, quali fazioni, organizzazioni burocratiche, ceti o gruppi clientelari. Dal classico studio di Ostrogorski alle pagine sui partiti di Max Weber in Economia e Società, i partiti moderni per eccellenza sono stati considerati quelli inglesi che avevano sviluppato leadership carismatiche, struttura organizzativa a caucus e capacità di mobilitazione elettorale di massa nelle circoscrizioni. Entrambi gli autori hanno rivolto la loro attenzione ai partiti consolidati, dato il loro interesse — oltre che per l'ideologia — per il fenomeno del «clientelismo» visto come strumento di integrazione. Entrambi hanno, invece, dato scarso rilievo al nuovo tipo di partito operaio di opposizione il cui potere era, a quel tempo, ancora abbastanza limitato.